Fusione delle Camere di Commercio di Taranto e Brindisi, Confagricoltura: siamo contrari, invece di favorire la ripresa con l’accorpamento si complica tutto
La riorganizzazione delle Camere di Commercio porterà alla fusione delle Camere di Commercio di Taranto e Brindisi. La riforma, già in cantiere da cinque anni ha registrato negli ultimi tempi un’accelerata improvvisa: il decreto legge di agosto (Dl 104/2020) ha fissato al 14 ottobre il termine per chiudere i lavori. Entro quella data, se non andrà in porto la sospensione sino a fine 2021 approvata nelle scorse ore dalle commissioni affari istituzionali e lavori pubblici del Senato, è previsto che le Cdc italiane subiscano una energica riduzione: da 105 a 60. L’obiettivo è fissato dalla riforma Madia della pubblica amministrazione, legge delega 124 del 2015. Se la fusione non avesse termine entro la data del 14 ottobre il decreto legge prevede la nomina da parte del Ministero dello sviluppo economico di un commissario e la relativa decadenza di tutti gli organi di gestione. La riforma che riorganizza le Cdc italiane, rientrava nella più grande revisione dell’architettura dello Stato che ha portato al referendum costituzionale del 4 ottobre 2016. In quella consultazione referendaria gli italiani si sono espressi chiaramente nella direzione che le province debbano continuare a esistere.
Da allora, però, nulla è stato fatto sia per reintrodurre l’elezione diretta dei consigli provinciali che per fermare la riduzione delle camere di commercio.
“Siamo assolutamente contrari alla fusione tra le Camere di Commercio di Taranto e Brindisi e soprattutto siamo contrari all’accelerata imposta dal decreto legge di agosto che obbligherebbe a concludere le operazioni a ridosso di una delicata competizione elettorale per la regione Puglia” – è quanto sottolineano il presidente di Confagricoltura Puglia e Taranto Luca Lazzàro e il presidente di Confagricoltura Brindisi Antonello Bruno. “Apprendiamo con favore la notizia dell’approvazione da parte delle Commissioni congiunte di Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato dell’emendamento per la sospensione sino ad almeno dicembre 2021 degli effetti del decreto legge per gli accorpamenti delle camere di commercio e auspichiamo una piena convergenza da parte dei parlamentari pugliesi. In caso di accorpamento il Tarantino e il Brindisino verrebbero penalizzati: i due territori, sebbene confinanti, hanno esigenze e peculiarità economiche e produttive molto diverse. L’accorpamento delle due Camere non genera alcun tipo di risparmio, in quanto personale e sedi rimangono intatti, ma comporta una penalizzazione delle realtà più piccole, un rallentamento nelle procedure e una riduzione della rappresentanza delle imprese in seno agli organi di governo delle Camere, che peraltro non hanno alcun tipo di emolumento e quindi sono a costo zero”.
Dopo l’accorpamento, la Cdc di Taranto e Brindisi dovrebbe dialogare con due Tribunali, due Province, due Prefetture, due Aree di crisi complesse e – peculiarità delle due realtà pugliesi – con due importanti Autorità di sistema portuale, quella del Mar Ionio e quella del Mare Adriatico Meridionale. “Non sarà di certo la presenza di più vicepresidenti previsti dalla riforma a risolvere il naturale rallentamento di tutte le numerose iniziative legate al mondo dell’impresa. Adesso, invece, tutti i nostri sforzi – evidenziano i presidenti – devono essere concentrati verso la semplificazione della ripresa economica in questo delicatissimo periodo afflitto dalla pandemia Covid19. A parte le tante attività dei due territori che non sono ancora ripartite dopo la fine del lockdown, molte altre rischiano la chiusura e di certo l’accorpamento delle due Camere di Commercio non agevolerebbe. Oggi – concludono i due presidenti di Confagricoltura – si deve favorire la ripresa economica con la semplificazione, con interventi di sostegno rapidi e importanti e non imporre ulteriori e farraginosi lacci e lacciuoli”.
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