Nuova pioggia di cartelle dei Consorzi di bonifica, Confagricoltura: non si può chiedere tributo senza beneficio, chiediamo incontro con Pentassuglia

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Molti agricoltori pugliesi stanno ricevendo in questi giorni nuovi avvisi di pagamento da parte dei Consorzi di bonifica commissariati nei quali è minacciata, in caso di mancato pagamento entro i termini, l’ingiunzione fiscale. Lo mette in rilievo Confagricoltura Puglia.

“Le richieste riguardano il famigerato contributo di bonifica 630 – dice il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro – nonostante la Corte Costituzionale, con la decisione n. 188 del 10 ottobre 2018, abbia sancito come non possa esserci tributo di bonifica senza beneficio per l’utente”.

“Come Confagricoltura ci chiediamo quale beneficio hanno gli agricoltori pugliesi dai Consorzi di bonifica. Di certo – prosegue – non basta bonificare un chilometro di canale su 10 o 20 chilometri complessivi per definire l’opera un beneficio fondiario per le aziende del territorio”. L’emissione di queste cartelle da centinaia, a volte da migliaia di euro, è un danno grave per gli agricoltori e per tutti i pugliesi perché di certo gli utenti non staranno con le mani in mano senza mettere in discussione la loro validità facendo un legittimo ricorso”.

Anni di incertezze e di gestioni discutibili hanno distrutto i Consorzi di bonifica pugliesi commissariati, enti oramai afflitti da posizioni debitorie importanti senza che nel tempo sviluppassero piani industriali e di bonifica adeguati. Confagricoltura chiede un incontro specifico e urgente con l’assessore Donato Pentassuglia per tutelare gli agricoltori pugliesi da questo balzello.

“Non possiamo tralasciare la questione, soprattutto oggi, quando il tessuto agroalimentare è messo a forte rischio dalla crisi economica legata al covid, emergenza per la quale non si intravedono ancora spiragli”. “L’agricoltore – conclude Lazzàro –  è un imprenditore che deve essere messo nelle condizioni di lavorare e produrre benessere per se stesso, per i dipendenti e tutto l’indotto a lui legato. E, di certo, costringerlo a faticosi ricorsi, che quando vinti creeranno un ulteriore danno alla collettività la quale si dovrà fare carico delle spese, non aiuta la Puglia a uscire dal pantano e a crescere.

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