Lazzàro: “Manovra, non sostenere il Sud danneggia l’intero Paese. Senza di noi l’Italia non riparte”

“È necessario che i parlamentari pugliesi, e del Mezzogiorno in generale, continuino a supportare e tutelare l’agricoltura del nostro territorio”
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“Non supportare l’agricoltura del Sud e, nello specifico, la Puglia nella crescita economica è un’operazione dannosa l’intero Paese che, invece, ha bisogno della nostra produzione per accrescere l’autonomia alimentare e portare valore al paese con l’export”, così il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro sulla Manovra economica al vaglio del Governo, finanziaria che in prima battuta non rinnoverebbe alcuni importanti sostegni alle aziende del Sud Italia. “Abbiamo apprezzato le recenti rassicurazioni di alcuni parlamentari pugliesi e del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, auspichiamo che il Governo raccolga a pieno questi solleciti”. “È necessario – prosegue – che i parlamentari pugliesi, e del Sud in generale, continuino a sostenere e tutelare l’agricoltura del nostro territorio, favorendo le misure a sostegno delle imprese, la rigenerazione fondiaria e la moratoria dei mutui in modo da non compromettere il rating bancario. L’Italia, senza i prodotti tipici del Mezzogiorno, perderebbe quell’appeal che ha non solo agli occhi e ai palati dei consumatori internazionali ma anche sul piano dell’attrattiva turistica. Serve, dunque, un rilancio degli investimenti pubblici, in particolar modo ammodernare la base produttiva, e l’attuazione del Pnrr”.
Il Rapporto Svimez 2022 – presentato alla Camera dei Deputati il 28 novembre scorso, scatta una fotografia che dovrebbe spingere il Governo a correre immediatamente ai ripari. Nel 2023 il PIL meridionale si contrarrebbe fino a -0,4%, mentre quello del Centro-Nord, pur rimanendo positivo a +0,8%, segnerebbe un forte rallentamento rispetto al 2022. Lo shock energetico, dunque, penalizzando soprattutto le famiglie e le imprese meridionali, dovrebbe riaprire la forbice di crescita del PIL tra Nord e Sud. In base alle stime Svimez, l’aumento dei prezzi di energia elettrica e gas si traduce in un aumento in bolletta annuale di 42,9 miliardi di euro per le imprese industriali italiane; il 20% circa (8,2 miliardi) grava sull’industria del Mezzogiorno.

 

 

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