Brexit, Confagricoltura: che cosa cambia per l’agroalimentare Ue

Burocrazia, costi e concorrenza richiedono più promozione per i nostri prodotti
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“Il raggiungimento di un accordo commerciale tra Ue e Regno Unito è stato auspicato e sollecitato da tutti gli agricoltori negli Stati membri e nel Regno Unito. Il fallimento delle trattative, con il ritorno dei dazi doganali e delle quote, avrebbe destabilizzato l’interscambio agroalimentare bilaterale che supera i 55 miliardi di euro l’anno”.

Lo evidenzia dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in merito all’accordo raggiunto alla vigilia di Natale dalla Commissione Ue con il governo di Londra. In assenza di un’intesa, rileva Confagricoltura, solo per l’export di prodotti ortofrutticoli nel Regno Unito gli operatori degli Stati membri avrebbero dovuto sostenere un onere di circa 800 milioni di euro.

“Dal 1° gennaio prossimo, esportare sul mercato britannico sarà comunque più complicato sotto il profilo documentale e dei controlli. Di conseguenza, aumenteranno i costi” – puntualizza Giansanti – Tutte le esportazioni dovranno essere accompagnate da una dichiarazione doganale. Per i vini, spumanti e liquori provenienti dalla Ue scatterà dal 1° luglio 2021 l’introduzione di certificati di importazione che prevedono anche lo svolgimento di un test di laboratorio”. Da ricordare che, con circa 780 milioni di euro, vini e spumanti rappresentano la voce più rilevante dell’export agroalimentare italiano nel Regno Unito. “L’organizzazione degli agricoltori britannici (NFU) – prosegue il presidente di Confagricoltura – ha già segnalato al proprio governo il rischio di blocchi e rallentamenti del traffico alle frontiere a causa dei nuovi adempimenti”.

“Infine, è da mettere in preventivo un aumento della concorrenza ai nostri prodotti per gli accordi commerciali bilaterali che il Regno Unito, a seguito del recesso dalla Ue, sottoscriverà con i Paesi terzi. Un’intesa è già stata perfezionata con il Canada e le trattative sono in corso con gli Stati Uniti”. “Dobbiamo perciò rafforzare le iniziative promozionali a favore dei nostri prodotti sul mercato del Regno Unito – conclude Giansanti – e trovare nuovi canali di sbocco per il Made in Italy agroalimentare. Chiediamo al nostro governo di avviare rapidamente una riflessione sulle proposte, presentate ieri dalla Commissione Ue, per la ripartizione tra gli Stati membri della riserva di 5 miliardi di euro decisa dal Consiglio europeo, allo scopo di limitare l’impatto economico del recesso del Regno Unito”.

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