Olio di oliva: produzione in calo per la campagna in corso

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olioA campagna di raccolta ormai in dirittura di arrivo si confermano le pessimistiche previsioni di produzione già formulate all’inizio dell’autunno. Per l’Italia, le stime Ismea formulate in dicembre attestano la produzione a 480 mila tonnellate, il 12% in meno rispetto al 2011. Anche la Puglia, con 163 mila tonnellate, registra una riduzione della produzione del 12% rispetto alle 185 mila tonnellate del 2011.

Il calo è da ricondurre alla prolungata assenza di precipitazioni ed alle elevate temperature che hanno accompagnato gli oliveti per un lungo tratto e ne hanno condizionato soprattutto la fruttificazione.

Il quarto trimestre ha segnato, per l’Italia, così come in Spagna e Grecia, incrementi significativi dei listini all’origne. Questo grazie ai decisi incrementi di dicembre, mentre in ottobre e settembre c’era stato un momento di stallo. Nonostante tali recuperi, comunque, solo il lampante chiude il 2012 con una differenza positiva rispetto al 2011. Il confronto del dato cumulato da gennaio a dicembre segna, invece, sempre delle flessioni piuttosto significative per l’olio extravergine.

Già a fine ottobre nel Nord della Puglia, pur attendendo una produzione decisamente inferiore all’anno prima, i listini erano scesi, così come in altre aree olivicole italiane. Svanita la “bolla” estiva dei prezzi dovuta all’effetto attesa, con l’entrata in commercio del prodotto nuovo, il mercato è stato molto più cauto e la quotazione media dell’extra italiano è scesa da 2,88 di ottobre a 2,75 di novembre. Già dai primi di dicembre, però, sono stati registrati rialzi fino ad arrivare ad una media di 2,86 euro al chilo della seconda settimana per raggiungere 2,90 e chiudere il mese in media a 2,83 euro al chilo.

Da segnalare che nel Nord della Puglia già a fine dicembre le contrattazioni sull’extra non si chiudevano al di sotto dei 3 euro al chilo, mentre nel Salento si è saliti a 2,78 euro al chilo. I rialzi peraltro sono continuati anche a gennaio 2013, quando sono stati mediamente superati i 3 euro al chilo e nel Nord della Puglia sono stati superati 3,10 euro al chilo, soglia che in queste zone non si superava dal settembre 2011.

Dopo una prima parte dell’anno tutt’altro che brillante, dall’estate il mercato è tornato ad essere favorevole anche per le produzioni a denominazione di origine. Tra le Dop che hanno segnato rialzi anche da luglio in poi c’è da segnalare la Terre di Bari passata da 2,69 dell’estate a 2,85 dell’autunno. Situazione analoga per la Dauno che da 3,26 euro al chilo è passata a 3,47 euro.

Questo ha permesso di recuperare qualche punto percentuale rispetto alle perdite registrate dall’inizio dell’anno. Si parla comunque di un’attenuazione delle flessioni perché nella maggior parte dei casi il confronto con il 2011 è implacabile. Da segnalare, infatti, che, nonostante la ripresa generalizzata del secondo semestre del 2012, la Terre di Bari e la Dop Dauno, con rispettivamente -22,1% e -10,5% rispetto al 2011, hanno mostrato sostanzialmente la stessa tendenza fortemente flessiva degli oli convenzionali delle stesse zone.

Intanto la domanda interna di olio di oliva continua a scendere nonostante i prezzi al consumo stiano diminuendo. Dai dati Ismea/Gfk-Eurisko si evidenzia nel 2012 una frenata degli acquisti delle famiglie, nonostante il ribasso dei prezzi al consumo. L’olio di oliva confezionato, intendendo tutto l’insieme delle categorie merceologiche che lo compongono, ha fatto segnare un -1% dei volumi e un -8% del valore della spesa corrispondente. Analizzando i singoli segmenti emerge un risultato che comunque premia i produttori e lo sforzo che fanno per divulgare le qualità dell’extravergine. Tengono, infatti, gli acquisti in volume di olio extravergine.

Sul fronte degli scambi, i primi dieci mesi del 2012 evidenziano, per l’Italia, una crescita del 5% delle esportazioni, mentre ha ridotto, seppur di poco, l’import. Positivo il saldo della bilancia commerciale (+83 milioni di euro).

Lo scenario mondiale, invece, vede i volumi attestarsi a 2,7 milioni di tonnellate, il 23% in meno su base annua. Questo per la decisa flessione delle disponibilità previste in Spagna. A compensare questo calo non basterà la maggior produzione attesa in altri Paesi del Mediterraneo.

Dopo l’impennata estiva dei prezzi internazionali, l’autunno si è dimostrato un periodo di attesa mentre già con dicembre i listini hanno ripreso a crescere. Il 2012 ha chiuso quindi con rialzi diffusi nel segmento del lampante, mentre per l’extravergine il segno più si registra solo per la Spagna.

Gli scambi internazionali, dopo un avvio di anno un po’ incerto, hanno ripreso a crescere arrivando a segnare un +6% in volume alla fine dei primi nove mesi del 2012, a fronte di un meno che proporzionale +2% dei valori.

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