Giovinazzi: Clini sbaglia obiettivo, la catena alimentare non c’entra nulla con l’inquinamento
«I più “avvelenati” siamo noi agricoltori, altro che la catena alimentare».
Non è piaciuto affatto a Gerardo Giovinazzi, presidente di Confagricoltura Taranto, il timore paventato dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che durante l’incontro con la Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti ha sostenuto d’avere il “sospetto che un peso considerevole nella diffusione delle malattie, come testimoniato dallo studio Sentieri, abbia a che fare con l’inquinamento della catena alimentare”.
«Un sospetto, quello del ministro, che per quanto ci riguarda è una vera e propria corbelleria» attacca Giovinazzi. «L’inquinamento con la catena alimentare non ci azzecca nulla – continua – per due motivi: il 90% della carne italiana proviene dall’estero e, ad esempio, tutte le verdure non rientrano nelle derrate in cui si può accumulare diossina. Allora cosa c’entra la catena alimentare con le malattie diffuse a Taranto, Statte e nell’intera provincia?».
Il presidente di Confagricoltura non ci sta a veder finire sul banco degli imputati, seppure di riflesso, il settore agricolo e le migliaia di aziende che vi operano rispettando criteri di sicurezza alimentare e di qualità: «Non posso mandar giù l’ennesimo vergognoso attacco all’agricoltura ionica – sostiene con forza -, soprattutto alla vigilia della produzione di clementine, ortaggi e olio d’oliva, prodotti che portano il nome della Puglia in giro per il mondo. Il problema è che se si continua ad appiccicare alla Puglia e a Taranto, in modo avventato, il marchio dell’inquinamento piuttosto che quello delle nostre eccellenze, si riesce solo a massacrare produttori e aziende che nulla hanno a che fare con diossina, pcb e benzoapirene. Vorrei sapere perché Clini prende posizioni così sconsiderate quanto inesatte, soprattutto per un ministro dell’Ambiente, e perché ci espone a un danno d’immagine ed economico così pesante invece di indicare chiaramente i veri responsabili, cioè la grande industria. Ho il sospetto che Clini stia sbagliando obiettivo, difendendo più gli inquinatori che gli inquinati: è questa la sensazione che si percepisce qui a Taranto».
Posizione netta quella di Confagricoltura, che teme un effetto moltiplicatore sulla crisi già grave che investe da tempo l’agricoltura tarantina. «Voglio sottolineare in modo chiaro – aggiunge Giovinazzi – che il sospetto o l’allarme sollevato da Clini è totalmente ingiustificato e fa correre il rischio, questo vero, di ribaltare il problema inquinamento sull’agricoltura che, invece, è una delle vittime. Basti solo ricordare il danno provocato alle aziende zootecniche dalla diossina nel latte».
Questioni ancora aperte che hanno spinto Confagricoltura, già in precedenza, a dare mandato ai propri legali per tutelare in tutte le sedi giudiziarie le aziende associate: «Siamo pronti a fare la nostra parte – chiarisce Giovinazzi – per chiedere eventuali risarcimenti di danni a chi ha inquinato». Infine, la provocazione: «Se è vero come dice il presidente degli industriali di Cuneo che la chiusura dell’Ilva sarebbe un grave danno per l’Italia, allora è giusto che l’aria a caldo venga spostata dov’era prima, a Genova innanzitutto. Taranto ha già dato tutto: l’aria, il mare e ora anche la terra».
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