Accordo Giappone-Ue due anni dopo, Confagricoltura: bilancio positivo, il nostro export cresciuto del 5%
“L’accordo commerciale con il Giappone è risultato vantaggioso per le esportazioni agroalimentari dell’Italia e dell’Unione europea. Anche lo scorso anno, nonostante l’impatto economico della pandemia, le vendite dei nostri prodotti sul mercato giapponese hanno fatto registrare un aumento di oltre il 5% sul livello del 2019, in controtendenza rispetto alla flessione delle esportazioni totali dell’Italia”.
Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a due anni dall’entrata in vigore, il 1° febbraio 2019, dell’accordo di partenariato economico tra Unione europea e Giappone, che si è collocato tra i cinque paesi terzi ai quali è destinato oltre la metà delle esportazioni agroalimentari totali della UE.
“Le prospettive sono favorevoli – prosegue Giansanti – e possiamo tagliare traguardi più ambiziosi, anche alla luce delle recenti modifiche dell’accordo con l’aumento delle indicazioni geografiche protette e la revisione delle pratiche enologiche da parte delle autorità giapponesi. Si sono cosi aperte nuove possibilità di collocamento per i vini italiani e possiamo migliorare la posizione già acquisita di quinto fornitore di prodotti caseari sul mercato nipponico”.
“In attesa del rilancio del sistema multilaterale di gestione degli scambi e di una riforma del WTO, i dati relativi alle esportazioni verso il Giappone confermano, una volta di più, che gli accordi bilaterali sono uno strumento efficace per l’ulteriore affermazione del Made in Italy sui mercati internazionali – sottolinea il presidente di Confagricoltura – Ovviamente, gli accordi devono prevedere una chiara condizione di reciprocità”.
“L’Italia e l’Unione europea non esportano solo prodotti destinati all’alimentazione, ma un sistema di produzione che garantisce i più alti standard a livello mondiale in termini di sicurezza per i consumatori, qualità, rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali – conclude Giansanti – Sul mercato unico dell’Unione devono accedere prodotti che hanno requisiti analoghi a quelli richiesti dalla normativa europea”.
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