Lazzàro: revoca prodotti fitosanitari, decisione drastica che lascia agricoltori pugliesi senza strumenti
La revoca in sede europea di numerosi prodotti fitosanitari fondamentali per la difesa delle colture sta mettendo a dura prova il settore agricolo della Puglia, con ripercussioni significative non solo sulla produttività, ma anche sull’economia e sul mondo del lavoro. Per Confagricoltura Puglia la crisi si configura come una delle criticità più rilevanti che gli imprenditori agricoli della regione devono affrontare, in un contesto già segnato dalle sfide del cambiamento climatico, dalla competizione globale e più nello specifico portata dalla Xylella e dalla carenza idrica.
Dal 1971 a oggi, l’80% dei presidi fitosanitari e il 75% delle molecole disponibili in Italia sono stati tolti dal mercato, con un’accelerazione significativa a partire dagli anni 2000. Negli ultimi 25 anni, infatti, si è registrata una media di 390 revoche all’anno, con picchi che hanno superato le mille unità. Sebbene in alcuni casi le sostanze siano state eliminate per scadenza della registrazione, la stragrande maggioranza delle revoche è attribuibile a decisioni normative, spesso adottate senza offrire valide alternative ai produttori.
“La situazione – evidenzia Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia – è resa ancora più critica dalla maggiore virulenza di patogeni e parassiti, favorita dai cambiamenti climatici. Molti di questi organismi, provenienti da altre parti del mondo, non hanno predatori naturali in Italia, rendendo ancora più difficile il loro controllo. Di conseguenza, intere colture risultano sguarnite e vulnerabili, con un impatto diretto sulle rese produttive e sulla sostenibilità economica delle aziende agricole”. “Le conseguenze economiche sono gravi. Gli imprenditori agricoli, privati di strumenti adeguati per la difesa delle colture, si trovano costretti a disinvestire, non riuscendo a compensare le perdite con un aumento dei prezzi di vendita. Questo fenomeno minaccia la sopravvivenza di molte aziende agricole, con ripercussioni su tutta la filiera agroalimentare e sul mondo del lavoro”.
La disparità normativa tra il nostro Paese e altri Paesi, sia UE e sia extraeuropei, rappresenta un ulteriore gap per la Puglia che vede nell’export valori importanti. In Spagna, ad esempio, sono autorizzate 990 sostanze attive, quasi il doppio rispetto all’Italia. Negli Stati Uniti, il numero di molecole disponibili è ancora più elevato, includendo sostanze da tempo vietate in Europa, come il Mancozeb e il Carbaryl, che continuano a giocare un ruolo cruciale nella difesa delle colture. Questa mancanza di reciprocità penalizza ulteriormente le aziende agricole pugliesi, già gravate da costi di produzione più elevati e da una normativa particolarmente stringente. “La difesa delle piante – sottolinea Confagricoltura Puglia – non è solo una questione agricola: riguarda la sicurezza alimentare, la sostenibilità ambientale e il futuro del mondo del lavoro. La revoca indiscriminata dei fitosanitari senza l’introduzione di valide alternative rischia di compromettere l’intero sistema agricolo italiano, con ripercussioni sull’economia e sulla società”.
Lascia un commento Annulla risposta
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.