Lazzàro: Consorzio unico bonifica, la maggioranza consiliare ha scelto di ignorare le necessità dell’agricoltura

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Per Confagricoltura Puglia l’emendamento approvato dalla Commissione Bilancio, sostenuto dalla maggioranza consiliare e proposto dall’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia, che modifica le norme regionali in materia di Consorzi di bonifica, rappresenta un palese tentativo di scaricare sulle spalle degli agricoltori la pesante eredità di scelte politiche e gestionali inefficaci, aggravando una situazione già insostenibile.
“L’emendamento – sottolinea il presidente Luca Lazzàro – prevede l’emissione di tributi consortili non riscossi, nonostante il Consorzio unico di bonifica non abbia svolto le sue funzioni essenziali, come la pulizia dei canali o interventi strutturali necessari. Invece di risolvere le criticità strutturali e operative, si preferisce attingere ancora una volta dalle tasche degli agricoltori, senza che vi sia alcun beneficio tangibile per il settore. Questa strategia rischia di consegnare l’Ente a interessi particolari, escludendo chi lavora quotidianamente la terra e subisce le conseguenze di una gestione inefficace”.
Nonostante l’intenzione dichiarata di affrontare il debito, “la realtà è che la situazione economica del Consorzio sembra peggiorata rispetto al 2003, anno del commissariamento. Non c’è il ben che minimo riequilibrio contabile e organizzativo per risolve i nodi di una gestione fallimentare. I piani di classifica errati restano invariati, continuando a colpire ingiustamente gli agricoltori. Inoltre, manca un piano industriale chiaro che garantisca trasparenza e una gestione efficiente delle risorse. Si continua a navigare a vista, senza una strategia che metta al centro il futuro del settore agricolo regionale”.
Per Confagricoltura Puglia la maggioranza consiliare ha scelto dunque di ignorare le vere necessità del comparto agricolo, preferendo scaricare sui produttori il peso delle inefficienze del Consorzio unico di bonifica. Questo provvedimento non rappresenta una soluzione, ma un ulteriore aggravio per un settore che, già provato da crisi climatiche ed economiche, si trova a dover affrontare nuove ingiustizie.
 

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