Lazzàro: “Attenzione ai ribassi. Un buon olio Evo non può costare meno di 10 euro al litro”
“Un buon olio extravergine d’oliva non può essere venduto all’ingrosso a meno di 10 euro al litro. Questo prezzo è giustificato dalla necessità di assicurare un prodotto di eccellenza”. È quanto evidenzia Confagricoltura Puglia, una sottolineatura importante in questi giorni in cui c’è un gioco al ribasso che va a danno degli agricoltori pugliese e dei consumatori. Al momento le quotazioni ufficiali sulle piazze regionali sono di poco al di sopra dei 9 euro al litro (franco azienda). Un importo che, tuttavia, non tiene conto dei successivi passaggi che l’olio fa prima di arrivare nella borsa della spesa dei consumatori.
“Nonostante le sfide climatiche che hanno comportato una riduzione sostanziale della resa rispetto alle medie storiche, la qualità dell’olio extravergine d’oliva pugliese si conferma ai massimi livelli. La siccità e i cambiamenti climatici hanno influito notevolmente sulla produzione, ma grazie all’impegno dei nostri agricoltori nell’adottare pratiche agronomiche sostenibili e varietà resistenti, possiamo garantire un prodotto di qualità superiore”, afferma Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia. Un aspetto fondamentale da sottolineare è che un buon olio extravergine d’oliva non può essere venduto a due lire. Investire in qualità significa investire nel futuro delle nostre tradizioni e nella sostenibilità del nostro territorio ma anche sulla salute dei consumatori”, aggiunge. “Questi sono sempre più inclini a valorizzare e premiare la qualità, scegliendo prodotti certificati che raccontano la storia di una terra e di un lavoro. Questo trend dimostra che, anche in tempi di crisi produttiva, la ricerca di un olio extravergine d’oliva autentico e pregiato è in crescita”.
Sono in crescita anche le esportazioni di olio d’oliva italiano che ha registrato un incremento del 64,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La Puglia, come principale produttore gioca un ruolo cruciale in questo successo. I mercati principali per l’Italia rimangono la Germania, la Francia e gli Stati Uniti, ma si distingue anche la crescita delle esportazioni verso la Romania.
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