Confagricoltura: il vino pugliese cresce, ma serve visione internazionale

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I vini pugliesi rappresentano circa il 6% dell’export vinicolo italiano verso gli Stati Uniti. Un dato presentato da Nomisma Wine Monitor durante il Vinitaly 2025 che conferma l’importanza strategica di questo mercato per il comparto regionale, ma che richiama anche alla cautela in un contesto internazionale segnato da instabilità commerciale e incertezze legate ai dazi.

“Sebbene gli Stati Uniti rappresentino un partner strategico per i vini e l’agroalimentare pugliese, oggi è importante non farsi prendere dal panico ed esplorare nuove opportunità. C’è la necessità di investire nella promozione all’estero, nella qualità certificata e nella capacità di intercettare i nuovi linguaggi del vino”, ha detto Beatrice Brizi, direttrice di Confagricoltura Puglia, a margine dell’importante manifestazione veronese.

Con una superficie coltivata a vite di circa 91mila ettari, la Puglia è la terza regione per estensione a livello nazionale, un dato che conferma come il vino sia una leva economica e culturale centrale per il territorio. Secondo l’indagine presentata a Vinitaly, la Puglia è percepita dai consumatori italiani come una delle regioni produttrici di vini di maggior qualità, posizionandosi tra le prime dieci a livello nazionale. Un riconoscimento che acquista valore in un momento di profonda trasformazione dei comportamenti d’acquisto e delle modalità di consumo.

In Italia, il consumo complessivo di vino è sceso da 29,3 a 21,8 milioni di ettolitri tra il 2003 e il 2023, con una progressiva affermazione dei consumatori “occasionali”: nel 2023, il 73% dei Millennial (26–40 anni) ha dichiarato di non bere vino quotidianamente. Le preferenze si orientano sempre più verso prodotti di qualità (41%), provenienti da regioni diverse (27%), con una crescente attenzione per gli aspetti green (14%) e per i vini freschi e leggeri (13%).

Per Confagricoltura Puglia, in questo scenario la valorizzazione dell’identità territoriale, l’innovazione sostenibile e la narrazione trasparente della filiera diventano asset strategici. La regione, grazie alla varietà dei suoi vitigni autoctoni e alla crescente curiosità dei consumatori verso le produzioni meridionali, ha l’opportunità di proporsi in modo competitivo sui mercati globali.

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