Lazzàro (Confagricoltura): lavoro, in Puglia sempre più richieste competenze green

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In Puglia la ripresa economica e la creazione di nuovi posti di lavoro possono accelerare con il rilancio della produzione agricola e dell’attività di trasformazione e commercializzazione dei nostri prodotti. Servono investimenti ma, prima di tutto, serve un progetto e una visione strategica”. È quanto sostiene il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro.  I lavori che presto saranno richiesti in Puglia sono quelli nell’ambito della transizione ecologica: responsabile vendite a marchio ecologico, riparatore di macchinari e impianti Installatore di reti elettriche a migliore efficienza, Informatico ambientale, operaio specializzato nel settore green, esperto del marketing ambientale, ecodesigner, esperto in gestione dell’energia (ingegnere energetico), certificatore della qualità ambientale, Installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale.

“Nel processo di transizione ecologica della regione l’agricoltura ha un ruolo importante. Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale è una priorità. C’è un forte legame tra sostenibilità ambientale, protezione delle risorse naturali e ruolo delle innovazioni tecnologiche”, dice.

L’Italia è il principale Paese produttore di biologico in Europa, con il più alto numero di imprese – oltre 80.000 – e con una superficie di quasi 2 milioni di ettari, pari al 16% della superficie coltivabile nazionale. La Puglia è la seconda regione, dopo la Sicilia, più attiva nel biologico (oltre 266.000 ettari), mentre sono circa 24.700 le imprese che in Puglia hanno investito in tecnologie green divise tra le province Bari, al primo posto con 10.533 imprese, Foggia (5900); Brindisi (5000); Taranto (4100); Lecce (2200).

“Altro dato interessante – conclude Lazzàro –  è la componente demografica dei moderni imprenditori agricoli pugliesi, tantissimi hanno un’età inferiore ai 40 anni. I nuovi agricoltori sono abbastanza lontani dal vecchio cliché di “immobilismo” legato al mondo rurale: usano il web e i canali digitali per attuare strategie di marketing e parlare ai consumatori, hanno una formazione universitaria o superiore, conoscono una o più lingue straniere, sino al 2019 viaggiavano regolarmente in Italia e all’estero e, sono certo, saranno pronti a rifarlo non appena possibile”.

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