No di Confagricoltura Foggia all’IGP Napoli del pomodoro pelato. “Così com’è non garantisce l’intera filiera”
“Gli interventi su una filiera importante e strategica come è quella del pomodoro per il Mezzogiorno d’Italia andrebbero gestiti con maggiore accortezza, cercando un dialogo e un confronto costante con gli agricoltori e il territorio di Capitanata, che ne rappresenta circa il 90% della produzione nazionale, non insistendo in autonomia, come stanno facendo i trasformatori della Campania”.
Con queste parole Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia e vicepresidente della Camera di Commercio, entra nella polemica di questi giorni sull’IGP Napoli, richiesta per il pomodoro pelato lungo da parte degli industriali campani.
“È evidente che questo modo di procedere non può che generare una contrapposizione sterile che non porta benefici a nessuno, danneggiando l’immagine di un prodotto tipico della tradizione agroalimentare italiana. Un marchio di qualità come quello richiesto – prosegue il presidente dell’associazione di categoria – deve portare benefici a tutti: dagli agricoltori che lo piantano, ai lavoratori che lo raccolgono, dagli industriali ai consumatori che in quel marchio devono avere la certezza di trovare una materia prima di origine certa, di qualità e prodotta in modo sostenibile.
Come Confagricoltura Foggia esprimiamo tutto il nostro disagio e la nostra contrarietà a una richiesta del genere. Limitarsi a insistere sulla riconoscibilità di un nome come Napoli sui mercati – conclude Filippo Schiavone – è fuorviante e poco rispettoso della complessità attuale di un prodotto come il pomodoro pelato che rappresenta davvero una eccellenza della cucina italiana e il simbolo di uno stile di vita identificato con tutto il Mezzogiorno d’Italia”.
Il presidente di Confagricoltura Foggia lancia infine una proposta: “azzeriamo tutto e ripartiamo da un tavolo di confronto operativo tra gli attori economici della filiera, ricominciando semmai dalla collaborazione avviata in Camera di Commercio a Foggia, in modo tale da individuare un percorso comune che valorizzi al meglio il nostro oro rosso, aprendo semmai nuovi e interessanti prospettive sui mercati internazionali”.
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