Confagricoltura Puglia: no al Consorzio di bonifica unico
“Un consorzio di bonifica unico del centro sud Puglia va fermato e ridiscusso perché così come pensato non può che rendere ancora più gravosa una situazione che si trascina faticosamente da anni, con danni oramai incalcolabili per il territorio e gli imprenditori agricoli della regione che devono sostenere e pagare il prezzo di scelte sbagliate”. Attraverso il presidente Luca Lazzàro, Confagricoltura Puglia rimarca il proprio no al consorzio unico di Bonifica che andrà a sostituire i 4 attuali Consorzi di bonifica commissariati Terre d’Apulia, Stornara e Tara, Arneo, Ugento Li Foggi, progetto della Regione Puglia in dirittura d’arrivo.
L’ente ha ultimato gli adempimenti e si attende a breve la delibera di Giunta regionale. “L’accorpamento sta avvenendo attraverso un iter – precisa Confagricoltura Puglia – che non ha visto il coinvolgimento delle organizzazioni di categoria che avrebbero potuto portare significativi contributi in termini di idee”. Attualmente i sei consorzi pugliesi Terre d’Apulia, Stornara e Tara, Arneo, Ugento Li Foggi, Consorzio di Bonifica Montana del Gargano e della Capitanata gestiscono un territorio di oltre un milione di ettari, circa 1200 km di canali e opere di irrigazione che coprono una superficie di circa 210mila ettari.
Tuttavia, in merito ai consorzi commissariati, Confagricoltura Puglia ha in più occasioni dimostrato con fotografie e documenti come molti canali non esistono più e andrebbero ricostruiti e lì dove ci sono ancora, sono pieni di erbacce e detriti, ciò con gravi problemi in caso di alluvioni o incendi. “Per l’importanza strategica che i consorzi svolgono – conclude – è fondamentale che i consiglieri regionali dicano no al Consorzio unico portato avanti dal governo regionale, in modo da riaprire il dibattito con le organizzazioni di categoria e pensare insieme alla soluzione migliore per il territorio e l’agricoltura: un percorso, quest’ultimo, che dovrebbe vedere tutte le associazioni, non solo la nostra, partecipare superando rendite di posizione ideologizzate e miopi che non giovano all’agricoltura e alla Puglia stessa”.
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